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Titolo: Alberi da museo
Data: 24/04/2013 16:17 Autore: Filippo Grasso Categoria: Notizie URL: http://www.giornatadeglialberi.it/news/view.php?id=64


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I ricercatori, infaticabili, degli alberi secolari o addirittura millenari dell’Associazione Nazionale Patriarchi della Natura hanno portato alla Provincia (presto Città Metropolitana) di Roma un bel «bottino», censendo in due anni di lavoro sul campo, la bellezza di 604 «unità arboree» vecchie o antiche, singoli esemplari, gruppi di alberi e filari dentro i confini provinciali (escluso il Comune capoluogo). I risultati di questo monitoraggio scientifico, che ha interessato nel biennio 2010-2012 ben 120 Comuni, vengono presentati oggi a Palazzo Valentini: in 17 Comuni Sergio Guidi, Andrea Gulminelli e gli altri ricercatori hanno identificato dieci e più entità arboree e in altri 95 almeno una. Dalla imponente Quercia sugheraria di Velletri che si staglia nel paesaggio dei Castelli al non meno imponente Fico della Cattedrale cresciuto dentro alla chiesa diroccata e abbandonata di Canale Monterano, dall’Olivo più che millenario di Palombara Sabina che ancora produce delle piccole olive, una delle mete del pellegrinaggio per la festa della Madonna della Neve (5 agosto) quando il suo gigantesco tronco veniva usato per tenerci in fresco il vino. Un altro albero, anzi un alberone, impressionante per l’età vetusta e per l’imponenza è sicuramente il Ciliegio che si alza lungo la strada che porta da Velletri a Nemi, alto quasi 18 metri e con un tronco di oltre 3 metri di circonferenza.
Un’altra scoperta ha colpito questo gruppo di «scout» degli alberi antichi: il ritrovamento a Semprevisa, sui Monti Lepini, fra le provincie di Roma e di Latina, di tre o quattro Tassi che costituiscono il relitto, in mezzo alla faggeta di Carpineto Romano, di un bosco di Tassi dell’era glaciale. E come dimenticare il Carpino Bianco, dal tronco di oltre 5 metri di circonferenza, domina la vegetazione in quel luogo straordinario che è la Caldara di Manziana in Comune di Bracciano?
Siamo di fronte ad un patrimonio di piante di straordinario valore per la tutela del paesaggio e della sua bellezza, della biodiversità genetica. Patrimonio ritrovato in aperta campagna, presso i frequenti Santuari (Subiaco, Campigliano, Sant’Oreste sul Soratte), i conventi e le Abbazie come San Nilo a Grottaferrata, i siti archeologici di Lanuvio, Monte Porzio Catone, Monterano, dentro le ville e i palazzi patrizi fra Ariccia e Albano, Frascati e Tivoli, fino al mare di Nettuno. Oltre che, ovviamente, nei parchi regionali, nelle riserve e nelle oasi naturali. Impressionante il patrimonio di piante da frutto: Fichi (il Ficus ruminalis è un protagonista della nascita leggendaria di Roma stessa, poiché sotto di esso la lupa allattò i due gemelli), Olivi, Castagni, Ciliegi, Peri, Mandorli, Carrubi, Gelsi, Viti. Attraversando integri i secoli, essi portano in sé e con sé un genoma prezioso e ci consentono di contrastare l’impoverimento della biodiversità. In Italia abbiamo, ad esempio, una quantità incredibile di specie di olivi contro le cinque o sei soltanto della Spagna. In precedenza erano stati censiti circa 230 alberi antichi, mentre il ricercatore Valido Capodarca aveva già descritto oltre 40 Patriarchi. Ora arriviamo a 604, fotografati, schedati, digitalizzati, resi in tutti i sensi disponibili: un grande passo avanti, e ci sono ancora da investigare a fondo i 130.000 ettari del Comune di Roma, dell’Agro non intaccato, delle grandi Ville storiche urbane, di parchi antichissimi come quello dell’Appia Antica e di Veio etrusca, degli stessi conventi ora musei nazionali: all’interno delle Terme svetta ancora il Cipresso detto di Michelangelo dove il grande artista si soffermava a meditare. Mentre purtroppo si è disseccata la non meno storica Quercia del Tasso sul Gianicolo. C’è da augurarsi che la nuova amministrazione del Campidoglio decida di completare quest’opera scientifica di alto valore e di precisa utilità. Essa è fondamentale anche per la tutela del paesaggio, urbano ed extra-urbano, naturale e agrario. Con vantaggi, dobbiamo sottolinearlo, per tutti noi, essendo la bellezza, la natura, il paesaggio, la biodiversità genetica beni sociali fondamentali.

 



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